lunedì 3 settembre 2007

Piazza del Campidano Roma (1968-1978)

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Dolcemente ricordo di quando tutti i santi giorni per almeno un decennio di seguito , subito dopo pranzo, di corsa uscivo di casa col pallone sottobraccio e urlavo a mia madre: “Mamma vado in piazzetta non ti preoccupare che torno prima di cena.” Sblam!!! sbattevo la porta ascoltando malamente le solite raccomandazioni e via a rotta di collo a sentire il sapore della libertà. Del resto i programmi televisivi per ragazzi duravano meno di un ora e il richiamo degli amici, dei giochi e dell’avventura era ancora molto più forte del richiamo della vecchia televisione in bianco e nero.

Arrivavo in piazzetta e sempre trovavo qualcuno li per poter giocare, spessissimo a pallone ma anche a nascondino, acchiaparella, figurine oppure con fionde e cerbottane via a far danni nelle vicinanze . Mi ricordo che eravamo tanti e che i più grandi stavano attenti ai più piccoli e tutto sembrava cosi naturale, le bambine giocando con i gessetti a campana o saltando l’elastico, ben in mezzo alla strada pronte di quando in quando a spostarsi al passaggio di qualche automobile, qualcuno che imparava ad andare in bicicletta, tutto questo la a pochi chilometri del centro storico di Roma. Mi ricordo anche dei vecchi ai tavolini che bevevano un bicchierino e giocavano a carte discutendo e reclamando tra di loro non erano soli e silenziosi come li vedo oggi.

A proposito di tavolini, erano quelli del Bar da Tommaso, piazzato nel bel mezzo della Piazza, dove compravamo dolci e gelati o bevevamo un bicchiere di spuma, chinotto o meglio ancora una bottiglia di gassosa con il tappo a biglia di vetro, la da Tommaso, potevamo giocare a biliardino o a flipper. Davanti al Bar c’erano pure i tavolini con le sedie sempre pieni dove si sedevano i più grandi e dove quando eravamo fortunati potevamo ascoltare qualcuno raccontare le sue avventure con quache ragazza e noi li avidi ad occhi sgranati ad ascoltarle tentando imprare i trucchi di chi ne sapeva tanto più di noi, poi c’erano le immancabili mangiasoldi dove infilandoci una monetina potevi comprare le gingomme o i bruscolini.

Ma la cosa che mi piaceva di più era giocare a pallone, il campo era un marciapiede più largo del normale situato davanti ad una caserma della Guardia di Finanza, si giocava ad una porta che era delimitata dallo spazio che c'era tra un albero e un tombino, giocavamo uno contro uno fino ad anche quattro contro quattro, con regole dai nomi divertenti, “corner tre rigore”, “batti muro vale “, “non si può tirare in porta senza aver fatto almeno un passaggio” se il numero dei giocatori cresceva andavamo tutti al campetto in terra battuta dai preti ma accadeva abbastanza raramente. Erano partite ininterrotte che potevano durare anche tre ore inframmezzate da frenetiche corse alla fontanella che distava un centinaio di metri all’urlo di, chi ultimo arriva è fesso!. Litigavamo e gioivamo intensamente fino a tornare a casa lerci, sudati con le scarpe rotte ma felici e appagati.

Ci capitò pure di doverla difendere la piazzetta , quando un gruppo di ragazzini di un cortile vicino comincio ad accarezzare l’idea di usarla e farla loro e ad un loro ennesimo tentativo fini a botte ed agguati con nostra vittoria finale.

Oggi quando ripasso davanti a quella piazza non riesco a credere alle dimensioni ridotte di quel marciapiede e alla quantità assurda di macchine che non solo l’hanno accerchiato ma che ci si sono piazzate sopra; i bambini, i ragazzi, i vecchi cosi come sedie tavoli e bar sono spariti, il giardino incantato della mia infanzia è diventato una sorta di mix tra un parcheggio ed un bagno pubblico per animali domestici, pieno di merde e puzza di urina dove raramente incontri qualche passante.

Eppure ho 41 anni mica 80, purtroppo il nostro modo di vivere è cambiato tanto, infatti a noi ( almeno a me) non piaceva andare a scuola perché rappresentava la costrizione e la non possibilità di correre e giocare all’aria aperta, adesso invece la scuola è diventato quasi l’unico posto dove i bambini possono incontrarsi tra di loro e quindi non la trovano sgradevole come la trovavamo noi. Comunque quanti bei ricordi ho della mia piazzetta.

Chissà se esistono ancora posti cosi a Roma?

guido

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