sabato 9 febbraio 2008

Brecht , religione, guerra e l'uomo( mal tradotto)

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“Se i pescecani fossero uomini”, chiese la piccola figlia del cameriere al Signor Keuner, “sarebbero più gentili con i pesciolini?”

“Ma certo” rispose lui, “Se i pescecani fossero uomini, costruirebbero gigantesche cassette per i pesciolini, con parecchio cibo e tanti tipi di alimentazione, sia vegetali che animali. Si preoccuperebbero che le cassette avessero sempre disponibile dell' acqua fresca. Prenderebbero tante misure sanitarie. Se per esempio un pesciolino si facesse male alla piccola pinna gli applicherebbero immediatamente una fasciatura perché non morisse troppo presto . Affinche i pesciolini non si annoiassero, organizzerebbero ogni tanto delle feste marittime dato che pesciolini contenti hanno un gusto migliore dei tristi. Penserebbero sicuramente anche a delle scuole per insegnare come si nuota nelle fauci dei pescecani. Li aiuterebbe anche la geografia affinchè sapessero esattamente come trovare quei pescecani pigri stesi in qualche parte del mare.

La cosa più importante comunque sarebbe naturalmente la formazione morale dei pesciolini. Sarebbero loro insegnato che la cosa migliore e più bella è quando un pesciolino si sacrifica felicemente; e che tutti dovrebbero credere nei pescecani, soprattutto, quando loro direbbero che procureranno un futuro migliore. Si insegnerebbe ai pesciolini che il futuro fosse soltanto assicurato se loro fossero ubbidienti. Loro si dovrebbero guardare da tutte le affezioni basse, cattive, cioè materialistiche, egoistiche e marxistiche; se un pesciolino facesse vedere una di queste affezioni si dovrebbe avvertire subito i pescecani.

Se pescecani fossero uomini farebbero tra sè sicuramente anche delle guerre per conquistare nuove cassette e altri pesciolini. Certamente, i pescecani farebbero fare la guerra dai propri pesciolini. Insegnerebbero ai pesciolini che c’è un’ enorma differenza fra loro e i pesciolini degli altri pescecani. I pesciolini, così proclamerebbero, fossero notoriamente muti, però, stettero tutti zitti in diverse lingue e perciò fosse assolutamente impossibile capirsi. A ogni pesciolino che ha ucciso un altro pesciolino nemico, cioè uno che stava zitto in un’altra lingua, attacarono una medaglia di fuco e gli diedero il titolo “eroe”.

Se i pescecani fossero uomini, da loro ci sarebbe naturalmente l’arte. Ci sarebbero dei bei quadri sui quali sarebbero mostrati i denti dei pescecani in tutti i bei colori, le loro fauci come giardini bellissimi nei quali si gioca e balla e gira pieni di gioia. I teatri al fondo del mare farebbero vedere come i pesciolini felici e entusiasti nuotano nelle fauci dei pescecani; anche la musica sarebbe così bella che i pesciolini e anche l’orchestrina, sognando e pieni delle melodie belle, entrassero tranquillamente nelle fauci dei pescecani. Anche una religione ci sarebbe, se i pescecani fossero uomini. Essa insegnerebbe che tutti i pesciolini cominciano per la prima volta a vivere negli stomachi dei pescecani. Inoltre, se i pescecani fossero uomini, non ci sarebbe più il fatto che tutti i pesciolini sono uguali. Qualche di loro accettarebbe un lavoro più importante e così avrebbe un ceto più alto di loro. Ai pesciolini un po’ più grandi sarebbero perfino permesso di mangiare i più piccoli. Sarebbe soprattuto molto conveniente e gradevole per i pescecani perché così divorerebbero a volte un pesce più sostanzioso. E questi pesci che avrebbero un posto più importante nel mondo lavorativo metterebbero in ordine il paese dei pisciolini: Insegnanti, ufficiali, ingegneri, tutti nella cassetta nel mare…

Per farla breve: Così ci sarebbe soprattutto una cultura, se i pescicani fossero uomini.”

Dopo di aver sentito questo racconto dovrebbe essere chiaro che Bertold Brecht seguiva convintamente delle idee comunistiche, cioè anticapitalistiche. In effetti, questo brano piccolo del teatro “Le storie del Signor Keuner” fa capire che Brecht sia stato un pacifista, visto che fa vedere che una guerra, per quanto concerne il popolo, è sempre un danno inspiegabile. Mi viene in mente, infatti, un’altra poesia di Brecht che voglio tradurre velocemente:


“La guerra che verrà

Non sarà la prima. Prima

Ci furono altre guerre.

Quando l’ultima fini

Rimasero vincitori e sconfitti.

Tra gli sconfitti il popolino

Soffriva la fame.

Anche tra i vincitori il popolino

Soffriva la fame.”

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