giovedì 22 novembre 2007

Ricevuto per email da Lia

IL TRIANGOLO NERO

Violenza, propaganda e deportazione. Un manifesto di scrittori, artisti e intellettuali contro la violenza su rom, rumeni e donne

La storia recente di questo paese è un susseguirsi di campagne d'allarme, sempre più ravvicinate e avvolte di frastuono. Le campane suonano a martello, le parole dei demagoghi appiccano incendi, una nazione coi nervi a fior di pelle risponde a ogni stimolo creando "emergenze" e additando capri espiatori.

Una donna è stata violentata e uccisa a Roma. L'omicida è sicuramente un uomo, forse un rumeno. Rumena è la donna che, sdraiandosi in strada per fermare un autobus che non rallentava, ha cercato di salvare quella vita. L'odioso crimine scuote l'Italia, il gesto di altruismo viene rimosso.

Il giorno precedente, sempre a Roma, una donna rumena è stata violentata e ridotta in fin di vita da un uomo. Due vittime con pari dignità? No: della seconda non si sa nulla, nulla viene pubblicato sui giornali; della prima si deve sapere che è italiana, e che l'assassino non è un uomo, ma un rumeno o un rom.

Tre giorni dopo, sempre a Roma, squadristi incappucciati attaccano con spranghe e coltelli alcuni rumeni all'uscita di un supermercato, ferendone quattro. Nessun cronista accanto al letto di quei feriti, che rimangono senza nome, senza storia, senza umanità. Delle loro condizioni, nulla è più dato sapere.

queste vicende si scatena un'allucinata criminalizzazione di massa. Colpevole uno, colpevoli tutti. Le forze dell'ordine sgomberano la baraccopoli in cui viveva il presunto assassino. Duecento persone, tra cui donne e bambini, sono gettate in mezzo a una strada.
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E poi? Odio e sospetto alimentano generalizzazioni: tutti i rumeni sono rom, tutti i rom sono ladri e assassini, tutti i ladri e gli assassini devono essere espulsi dall'Italia. Politici vecchi e nuovi, di destra e di sinistra gareggiano a chi urla più forte, denunciando l'emergenza.

Emergenza che, scorrendo i dati contenuti nel Rapporto sulla Criminalità (1993-2006), non esiste: omicidi e reati sono, oggi, ai livelli più bassi dell'ultimo ventennio, mentre sono in forte crescita i reati commessi tra le pareti domestiche o per ragioni passionali.

Il rapporto Eures-Ansa 2005, L'omicidio volontario in Italia e l'indagine Istat 2007 dicono che un omicidio su quattro avviene in casa;

sette volte su dieci la vittima è una donna;

più di un terzo delle donne fra i 16 e i 70 anni ha subito violenza fisica o sessuale nel corso della propria vita, e il responsabile di aggressione fisica o stupro è sette volte su dieci il marito o il compagno:

la famiglia uccide più della mafia, le strade sono spesso molto meno a rischio-stupro delle camere da letto.

Nell'estate 2006 quando Hina, ventenne pakistana, venne sgozzata dal padre e dai parenti, politici e media si impegnarono in un parallelo fra culture. Affermavano che quella occidentale, e italiana in particolare, era felicemente evoluta per quanto riguarda i diritti delle donne. Falso: la violenza contro le donne non è un retaggio bestiale di culture altre, ma cresce e fiorisce nella nostra, ogni giorno, nella costruzione e nella moltiplicazione di un modello femminile che privilegia l'aspetto fisico e la disponibilità sessuale spacciandoli come conquista.

Di contro, come testimonia il recentissimo rapporto del World Economic Forum sul Gender Gap, per quanto riguarda la parità femminile nel lavoro, nella salute, nelle aspettative di vita, nell'influenza politica, l'Italia è 84esima. Ultima dell'Unione Europea. La Romania è al 47esimo posto.

Se questi sono i fatti, cosa sta succedendo?

Succede che è più facile agitare uno spauracchio collettivo (oggi i rumeni, ieri i musulmani, prima ancora gli albanesi) piuttosto che impegnarsi nelle vere cause del panico e dell'insicurezza sociali causati dai processi di globalizzazione.

Succede che è più facile, e paga prima e meglio sul piano del consenso viscerale, gridare al lupo e chiedere espulsioni, piuttosto che attuare le direttive europee (come la 43/2000) sul diritto all'assistenza sanitaria, al lavoro e all'alloggio dei migranti; che è più facile mandare le ruspe a privare esseri umani delle proprie misere case, piuttosto che andare nei luoghi di lavoro a combattere il lavoro nero.

Succede che sotto il tappeto dell'equazione rumeni-delinquenza si nasconde la polvere dello sfruttamento feroce del popolo rumeno.
Sfruttamento nei cantieri, dove ogni giorno un operaio rumeno è vittima di un omicidio bianco.
Sfruttamento sulle strade, dove trentamila donne rumene costrette a prostituirsi, metà delle quali minorenni, sono cedute dalla malavita organizzata a italianissimi clienti (ogni anno nove milioni di uomini italiani comprano un coito da schiave straniere, forma di violenza sessuale che è sotto gli occhi di tutti ma pochi vogliono vedere).
Sfruttamento in Romania, dove imprenditori italiani - dopo aver "delocalizzato" e creato disoccupazione in Italia - pagano salari da fame ai lavoratori.

Succede che troppi ministri, sindaci e giullari divenuti capipopolo giocano agli apprendisti stregoni per avere quarti d'ora di popolarità. Non si chiedono cosa avverrà domani, quando gli odii rimasti sul terreno continueranno a fermentare, avvelenando le radici della nostra convivenza e solleticando quel microfascismo che è dentro di noi e ci fa desiderare il potere e ammirare i potenti. Un microfascismo che si esprime con parole e gesti rancorosi, mentre già echeggiano, nemmeno tanto distanti, il calpestio di scarponi militari e la voce delle armi da fuoco.

Succede che si sta sperimentando la costruzione del nemico assoluto, come con ebrei e rom sotto il nazi-fascismo, come con gli armeni in Turchia nel 1915, come con serbi, croati e bosniaci, reciprocamente, nell'ex-Jugoslavia negli anni Novanta, in nome di una politica che promette sicurezza in cambio della rinuncia ai principi di libertà, dignità e civiltà; che rende indistinguibili responsabilità individuali e collettive, effetti e cause, mali e rimedi; che invoca al governo uomini forti e chiede ai cittadini di farsi sudditi obbedienti.

Manca solo che qualcuno rispolveri dalle soffitte dell'intolleranza il triangolo nero degli asociali, il marchio d'infamia che i nazisti applicavano agli abiti dei rom.

E non sembra che l'ultima tappa, per ora, di una prolungata guerra contro i poveri.

Di fronte a tutto questo non possiamo rimanere indifferenti. Non ci appartengono il silenzio, la rinuncia al diritto di critica, la dismissione dell'intelligenza e della ragione.
Delitti individuali non giustificano castighi collettivi.
Essere rumeni o rom non è una forma di "concorso morale".
Non esistono razze, men che meno razze colpevoli o innocenti.

Nessun popolo è illegale.

Per aderire:
http://www.petitiononline.com/trianero/petition.html


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> Il testo si trova anche qui:
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http://www.wumingfoundation.com/italiano/outtakes/outtakes.html
> http://www.carmillaonline.com/archives/2007/11/002443.html
> http://www.giugenna.com/interventi/il_triangolo_nero_nessun_popol.html
> http://www.nazioneindiana.com/2007/11/15/il-triangolo-nero/


domenica 18 novembre 2007

Na: A Bacia Das Almas encontrei e amei este texto

Tropa de elite

Fé e Crença

A história por trás da palavra católica/universal pode ajudá-lo a apreciá-la mais do que antes. Por toda a história da igreja e especialmente nos primeiros séculos, movimentos de renovação e de reforma surgiram, todos necessários à igreja. Com muita freqüência esses movimentos se enxergaram como a versão nova e melhorada do cristianismo, ou até mesmo como a única versão legítima. Essa auto-imagem inflada dos reformadores quase sempre levava ao rebaixamento de todos os outros cristãos – os que não se juntavam ao movimento – relegando-os ao status de fingidos desprezados e de perdedores comprometidos. Esses movimentos de renovação produziram assim um tipo de elitismo que dizia: “Somos os únicos que estamos certos. Todos os que não se unirem a nós estão errados, são sub ou não cristãos”.

Contra esse tipo de elitismo outros diziam: “Não. Queremos que vocês reformadores sejam parte de nós, mas não iremos nos juntar a vocês se isto significar excluir qualquer outro. Cremos que Deus quer que a igreja cristã seja uma comunidade receptiva, calorosa, não uma comunidade exclusivista, elitista. Continuaremos a ser igreja para todos que vocês rejeitarem. Seremos católicos/universais – a igreja receptiva e calorosa de todos, não apenas de uns poucos exclusivos e elitizados”.

Há um orgulho especial que é fruto de ser parte dos exclusivos, da elite, dos importantes. Mas ser católico significa encontrar outra alegria: o prazer de aceitar e de receber os pobres, os cegos, os vacilantes, os aleijados, os imperfeitos, os confusos, os equivocados e os diferentes. Isso não significa baixar nossos padrões de discipulado autêntico mais do que erguer nossos padrões de aceitação inspirados em Cristo.

Brian McLaren

* * *

Desde a última vez em que me referi ao livre-arbítrio o que escrevo não encontra tanta ressonância negativa quanto Só os católicos sabem o que é a graça.

Eu, que já sugeri coisa muito menos ortodoxa sobre assuntos mais controversos (não me peça para repetir), fui veementemente repreendido por por email, em grupos de discussão e no vasto cinturão de asteróides da blogosfera por ter dito algo de positivo a respeito da prática dos cristãos católicos, e conseqüentemente da sua fé. Explicaram-me que eu não teria uma visão tão positiva do catolicismo se o conhecesse em primeira mão; que deveria estudar história e teologia antes de me pronunciar levianamente sobre assunto tão sério; e que fui mais acurado e justo atirando pedras no protestantismo do que jogando flores e beijos para os católicos.

Não levou-se em conta, naturalmente, que para o seguidor de Cristo ser crítico com relação à sua própria matriz religiosa-cultural e generoso com relação a todas as outras deveria ser comportamento padrão. Avalie o quanto o Filho do Homem seria acusado de idealizar o samaritanismo se ousasse publicar no seu blog determinada parábola. Pense no sujeito que condenava os irrepreensíveis fariseus ao fogo do inferno e, simplisticamente, elevava as protistutas ao paraíso. Pense em Pedro na casa de Cornélio, reconhecendo seu preconceito anterior e admitindo que Deus aceita gente de todas as tradições religiosas e culturais. Pense no cisco que está no olho do seu irmão e na tábua que está no seu. Pense numa ortodoxia generosa.

E, de fato, aliar uma crítica inclemente do terreno conhecido à generosidade irredutível para com o outro/próximo são o truque literário e a lição mais antigos do cristianismo. Não canso de me admirar que ainda sejam necessários.

Poesie di Mamma 4

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A Guidino


Quando scateni la tua selvaggia furia

ed io per rabbia e per placarti grido,

di colpo tu t'abbracci alle mie gambe

il capo tuffi nel mio caldo grembo

cercandomi le mani.

Ferita a sangue allora io mi sento

e dentro mi sale e mi sommerge tutta

quest'amore tremendo.

e già sento che l'ansia mi distrugge

nel pensare a domani,

quando sarà per altre la dolcezza, la furia, ossia l'amore.

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giovedì 15 novembre 2007

Da Pagina do Ricardo

Ser cristão é privilégio e conquista
Ricardo Gondim

Em 29 de junho de 2007, o papa Bento 16 assinou um documento que aponta a Igreja Católica como a única capaz de reunir todos os requisitos da comunidade fundada originalmente por Cristo e seus apóstolos. Logo que a notícia correu o mundo, recebi vários pedidos para que escrevesse sobre o assunto.

Não escrevi porque, se o fizesse, teria de aconselhar os evangélicos a não ficarem tão enfurecidos. Bento 16 não disse nada que os próprios crentes não acreditam ou não tenham falado. Quantos líderes igualmente se consideram como a autêntica expressão do cristianismo!

Se não simpatizei com a declaração do papa também não concordo com o ufanismo profundamente entranhado entre muitos evangélicos.

Eles se enxergam como os mais puros e mais autênticos defensores da verdade, enquanto fazem vista grossa para os grupos neopentecostais que achincalham os valores mais elementares da ética. Acho esquisito que se critique as igrejas adeptas da teologia da prosperidade, mas se faça uso de seu crescimento para cevar as estatísticas sobre a presença evangélica no país.

Por que gabar-se do crescimento desses grupos? E o que fazer com seus escândalos horrorosos? Os abalos provocados pelos neopentecostais parecem insuficientes para que as igrejas históricas se mobilizem por uma grande vigília ética, infelizmente.

Eles se esforçam em mostrar que preservam a reta doutrina, mas, ao mesmo tempo, se mantêm omissos na defesa das crianças pobres, dos índios, das mulheres negras e dos idosos. Por que tanto zelo em proteger a ortodoxia enquanto deixam um imenso desprezo pela vida?

Entre os crentes, sobra ortodoxia e falta ortopraxia. O movimento carece de mobilizações pela defesa do meio ambiente; de quem escreva contra os efeitos terríveis da globalização; de mais passeatas em protesto contra a pedofilia e o trabalho escravo. Restam poucos profetas. Precisa-se de mulheres e de homens que se recusem a vaticinar paz, paz, no meio de tanto sofrimento e morte.

Triste ver a esperança propositalmente vendida como ilusão, a fé confundida com a manipulação do sagrado, assistir às multidões procurando um alívio mágico para suas angústias existenciais nas igrejas e serem pilhadas em seus magros salários. Enquanto os membros esperam um milagre, os pastores faturam para deslancharem seus projetos megalomaníacos. É preciso questionar as intenções e os objetivos subjacentes desses sermões pretensamente evangélicos. Aumentar o número dos convertidos? Convertidos de quê a quê? Quanta jactância dos crentes continuarem a aferir a aprovação de Deus pelas estatísticas de seu crescimento.

Infelizmente alguns líderes confundem inchaço com verdadeiro crescimento e com avivamento. Com João Wesley, aconteceu um genuíno avivamento e ocorreram mudanças na Inglaterra. Nos avivamentos de Jonathan Edwards e Charles Finney, ambos abolicionistas, leis mais justas foram promulgadas nos Estados Unidos. No Brasil, mesmo com a presença da igreja em áreas pobres, dificilmente acontecem câmbios sociais.

Triste observar como algumas lideranças se deixam picar pela mosca azul. A cada eleição, oligarcas espertíssimos procuram os pastores em busca de alianças. Estes, por sua vez, manipulam seus rebanhos, alegando que a igreja precisa de alguém que “faça a diferença”. Os candidatos dos evangélicos são eleitos, mas acabam rebaixados à categoria de “nanicos”. E só se ouve falar neles novamente na eleição seguinte ou quando pipocar algum escândalo.

Triste observar como os crentes nutrem uma visão idealizada de si mesmos. Acho estranho que se divulguem libertações com testemunhos fantásticos enquanto uma grande maioria é obrigada a viver com sua realidade inalterada. Toda semana recebo mensagens de pessoas feridas e decepcionadas; perdidas por não saberem relacionar os sermões com suas contingências concretas. Por isso, aumenta tanto a população dos “ex-evangélicos” e dos “sem-igreja”.

Triste observar como os cambistas voltaram. Os evangélicos oram pouco e negociam muito. Infelizmente, mais igrejas buscam requintar seu buffet de serviços religiosos e mais pastores tentam ser palestrantes motivacionais bem-sucedidos.

Triste observar como os ambientes evangélicos se ensimesmam. Desconectados da vida, líderes insistem em responder a perguntas que ninguém faz; e há um despreparo para dialogar sobre os novos questionamentos. Poucos evangélicos escrevem para o mundo secular; faltam pesquisadores com respeitabilidade acadêmica.

Acho insuportável o clima beligerante de algumas igrejas em relação ao mundo, aos poetas, às artes, aos esportes e ao diálogo inter-religioso. A intolerância recrudesce e novos preconceitos confirmam que os evangélicos permanecem proselitistas.

Antes de sentirem raiva do papa, os evangélicos deveriam se perguntar o que estão fazendo para honrar o nome de cristãos.

Soli Deo Gloria.

Tirei do PavaBlog (Pavarini)

Homens são de Marte (17)

O que é um churrasco?
(escrito por uma mulher)

O churrasco é a única coisa que um homem sabe cozinhar. Quando um homem se propõe a realizar um, a cadeia de acontecimentos é a seguinte:

1 - A mulher vai ao supermercado comprar o que é necessário.

2 - A mulher prepara a salada, arroz, farofa, vinagrete e a sobremesa.

3 - A mulher tempera a carne e a coloca numa bandeja com os talheres necessários,enquanto o homem está deitado próximo à churrasqueira bebendo uma cerveja.

4 - O homem coloca a carne no fogo.

5 - A mulher vai para dentro de casa para preparar a mesa e verificar o cozimento dos legumes.

6 - A mulher diz ao marido que a carne está queimando.

7 - O homem tira a carne do fogo.

8 - A mulher arranja os pratos e os põe na mesa.

9 - Após a refeição, a mulher traz a sobremesa e lava a louça.

10 - O homem pergunta à mulher se ela apreciou não ter que cozinhar e, diante do ar aborrecido da mulher, conclui que elas nunca estão satisfeitas.

DIREITO DE RESPOSTA
(escrito por um homem)

1 - Nenhum churrasqueiro, em sã consciência, iria pedir à mulher para fazer as compras para um churrasco, pois ela iria trazer cerveja Belco, um monte de bifes, asas de frango e uma peça de picanha de 6,8 Kg que o açougueiro disse ser "ótima", pois não conseguiu empurrar para nenhum homem.

2 - Salada, arroz, farofa, vinagrete e a sobremesa ela prepara só para as mulheres comerem. Homem só come carne e toma muita cerveja.

3 - Colocar a carne no fogo??? Tá louca??? A carne tem que ir para a grelha ou para um espeto que, a propósito, tem que ser virado a toda hora.

4 - Legumes??? Como eu já disse, só as mulheres comem isso num churrasco.

5 - Carne queimando??? O homem só deixa a carne queimar quando a mulherada reclama: "Não gosto de carne sangrando"; "Isto está muito cru" "tá viva???". Após a décima vez que você oferece o mesmo pedaço que estava ao ponto uma hora antes, elas acabam comendo a carne tão macia quanto o espeto e tão suculenta quanto um pedaço de carvão.

6 - Pratos? Só se for para elas mesmas!

7 - Sobremesa? Só se for mais uma cerveja.

8 - Lavar louça? Só usei meus dedos!!! (e limpei na bermuda).

Realmente, as mulheres nunca vão entender o que é um churrasco.

sabato 10 novembre 2007

Nonna Lele

Che strano ritrovarmi a imboccare mia Nonna con degli omogeneizzati, questi barattoletti che non son cambiati per niente negli ultimi quarant’anni, mentre col cucchiaino ne raspavo il fondo per poi portarlo alla sua bocca le immagini di un passato dolce e per me lontano mi tornavano in mente.

Le stesse azioni e gli stessi soggetti a parti invertite, mia Nonna che amorevolmente mi imbocca, lo sguardo sorridente le canzoni intonate che mi tengono compagnia, una vita intera passata accanto.

Sicuramente è stata mamma per me e mia sorella, ha rappresentato la casa, le sicurezze, le continue raccomandazioni, il cibo pronto, semplice e delizioso che ci aspettava puntuale a tavola.

E’ stata la memoria viva di una storia che mi appartiene, è lei che mi ha insegnato ad amare Gesù e che mi armava la mano con cento lire mandandomi a darle alla zingarella che chiedeva l’elemosina, lei che mi leggeva il libro cuore e mi insegnava il valore delle buone azioni e dei sentimenti.

Sicuramente non è perfetta, la sua infanzia aspra e un po triste le ha lasciato in eredità manie, malizie ed egoismi che però spariscono e divengono insignificanti nel mare dei pregi che invece il buon Dio le ha concesso.

Me la son ritrovata in un letto d'ospedale tutta bianca, con le mani deformate dall’artrite, la pelle sottile sottile e delicata e mi è apparsa piccola .... indifesa .E'stato per me un pugno nell’anima e mi son riscoperto terribilmente fragile. L’ho vista e sentita un po’ figlia cosi dipendente e teneramente conformata.

Nonna non ha mai sopportato e accettato la vecchiaia e da quando è morta mia madre che invece incessantemente l ‘ obbligava a vivere una vita giovane, si è ritrovata senza ruolo, confusa, nervosamente e leggermente persa. La sua grande voglia di sapere, conversare, andare in giro, dare consigli e sentirsi utile è rimasta pian pianino inesorabilmente inappagata.

Al contrario di quello che accade a tanti, nel suo caso non è stato il non accettare il decadimento fisico od il veder appassire quella bellezza che fu eccezionale che l’ha intristita, quanto il fatto di sentirsi emarginata dalle lotte di vita quotidiana dei suoi figli e nipoti.

Io so semplicemente che l’amo follemente e che quando chiuderà gli occhi per andare la dove l ‘aspettano tanti suoi affetti a me mancherà un pezzo di cielo e il mondo sarà un luogo meno accogliente da vivere.

martedì 6 novembre 2007

Dor e duvidas

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Sai mais cedo do trabalho e cheguei na estação muito antes do normal , a Valeria chegaria só uma hora mais tarde.

Todos os dias prendemos o trem pra voltar a casa juntos.

Sentei em um canto e fiquei olhando a grande massa de pessoas que passavam na minha frente.

Todas as vezes que sento na estação me maravilho das mesmas coisas como fosse a primeira vez que as vejo…..

Tem verdadeiramente de tudo, turistas ricos e menos ricos, gente de terno e gravata e estudantes com livros e mochilas, pessoas com o lap top e outros que passeiam falando no celular, e como sempre um bom numero de Tóxicos a caça de moedas, doentes mentais indo de um lado e de outro conversando sozinhos cheios de malas e sacolas sem nenhuma meta para alcançar.

Paguei um sanduíche a um cara com evidentes distúrbios mentais, ele completamente sujo mas tinha sapatos de couro novos e brilhantes, levava com se três sacolas cheias de trapos e cobertores, pegou o sanduíche sem olhar pra mim, deu uma mordida e depois começou a passar-lo a mo de espanador em voltas de cada sacola sem esquecer um só cm. depois de fazer isto com muita calma, acabou de comer o sanduíche-espanador.

Depois bem do meu lado uma heroinomane completamente chapada começou a puxar conversa com uma bombeira que estava esperando o trem para voltar a casa, a conversa foi muito carinhosa a tóxica falou que tinham acabado de roubar d'ela os 1500 euros de salário e a bombeira fez finta de acreditar, passaram um 5 minutos conversando e no final se despediram com um beijinho, foi a imagem mais bonita e humana que encontrei neste triste final de tarde.

Olhando tantos rostos tristes e fechados devagar senti a angustia aumentar em mim, sentado la parecia que a minha alma era uma esponja e podia advertir o sofrimento e os problemas das pessoas entrar em mim, os olhos me se encheram de lágrimas e me senti muito abatido.

Entrei em crise espiritual.

Imaginei Jesus sentado do meu lado olhando as mesmas coisas e sentindo as mesmas sensações que estavam me invadindo a alma.

E fiquei perguntando pra Ele:”Pq a 2000 anos olhando pelas mesmas cosas não fizeste nada?”

Qual è o Teu desenho?

Se eu fosse Deus fixaria o olhar em cada um e arrumaria cada vida e cada existência, não sairia deste lugar ate encontrar somente pessoas boas, felizes e sadias.

Como conseguiu Jesus passar neste mundo olhar na alma das pessoas e aguentar tudo este sofrimento e estas injustiças?

Será que a Cruz ao invés de um terrível suplicio não foi o fim de um tormento ainda maior?

Esta noite vou orar bastante procurando, reencontrar o meu equilíbrio abalado.

guido

domenica 4 novembre 2007

sabato 3 novembre 2007

U. G., Uppaluri Gopala Krishnamurti

Nato a Bangalore nel 1918 da una famiglia bramina appartenente alla casta più privilegiata dell'India. A 49 anni ha rinunciato a una prestigiosa carriera di conferenziere mondiale e a tutto il suo denaro diventando un barbone e rifiutando ogni pratica di ordine filosofico, spirituale o religioso che fino ad allora aveva sperimentato e che gli appariva ormai totalmente senza senso.

venerdì 2 novembre 2007

Pensando..................

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Jesus falou: Amarás o Senhor teu Deus de todo o teu coração, e de toda a tua alma, e de todo o teu pensamento. Este é o primeiro e grande mandamento; e o segundo, semelhante a este é: Amarás teu próximo como a ti mesmo. Destes dois mandamentos depende toda a lei e os profetas."

Assim colocado parece simples nê?
Ate conseguir Amar o Senhor com todo o coração e com toda alma, por difícil que seja acredito seja alcançável, mas o segundo me parece utopia absoluta.
Quem de nos pode dizer de amar o próximo como a sim mesmo? e não estamos falando em um só próximo mas da humanidade toda.
Quem de nos abre a porta da própria casa a qualquer um que precise? Quem de nos deixa o carro aberto com a chave na ignição a disposição de qualquer um que precise?.
As vezes quem tenta fazer isto acaba no erro oposto se anulando, ou seja
não amando a sim mesmo como não se ama o próximo.
Ai começam os teólogos com as interpretações e explicações :-)
Quantos livros e palavras escritas para colocar a marteladas a realidade dentro da teoria.
O que verdadeiramente Jesus quer de nos? O esforço ou o resultado?
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giovedì 1 novembre 2007

Do site do paulo Brabo ( Sem a Imagem)

1 de Novembro de 2007

Minha missão

Goiabas Roubadas

Você erroneamente concluiu que perseguindo o alvo espiritual você de alguma forma fará com que seus alvos materiais se tornem miraculosamente simples e gerenciáveis. Tudo que posso garantir é que enquanto estiver buscando a felicidade você permanecerá infeliz.

Por que a vida deveria ter algum sentido? Por que deveria haver algum propósito em viver? Viver, em si mesmo, é tudo que existe. A sua busca por um significado espiritual transformou a vida num problema.

Minha missão, se é que existe alguma, deveria ser, de agora em diante, refutar cada declaração que já fiz. Se levar a sério ou tentar aplicar o que venho dizendo, você estará em perigo.

Meu interesse não é impugnar o que os outros disseram (o que seria fácil demais), mas impugnar o que eu estou dizendo. Mais precisamente, estou tentando interromper o que você vem concluindo do que estou dizendo.

U. G. Krishnamurti, antiguru