lunedì 5 maggio 2008

Prezzi, pane a un euro nei negozi dei pakistani

A pochi giorni dalla presentazione dell'accordo siglato dalla Regione con i colossi, Coop e Conad, il Comune di Bologna presenta una nuova iniziativa sul fronte del contenimento dei prezzi per i beni di prima necessita'. Il progetto, nato da un'idea del centro formazione e ricerca Don Lorenzo Milani (che ha gia' avviato un'esperienza simile a Pianoro), ruota attorno alla cooperativa sociale "Pronto pane" aperta da un gruppo di sei fornai pakistani con l'aiuto del loro ex datore di lavoro.



Il forno, che ha una capacita' produttiva che arriva fino a 60 quintali al giorno, confezionera' pagnotte a prezzo calmierato che saranno vendute in una rete di sei punti vendita di vicinato gestiti da commercianti pakistani (Pizza Land in via Niccolo' dell'Arca, Grande Fratello in viale della Repubblica, Pizzeria Euro in via delle Moline, Ulfat Pizzeria in via Piave, Euro in via Oberdan, Sole mio in via Cesarini). "Un'iniziativa lodevole e importante", si complimenta il direttore della Caritas di Bologna, Paolo Mengoli, che azzarda un paragone con un episodio celebre della storia della citta'. "Il sindaco Zanardi- ricorda- fece costruire il forno del pane per la povera gente. Ricordarlo con un targa nel nuovo museo sarebbe doveroso in questa occasione". Peraltro, aggiunge, "questi nuovi cittadini di Bologna hanno un'opportunita' d'oro per inserirsi nel tessuto cittadino con un atto di solidarieta' grande". E i panificatori bolognesi? Quando l'assessore al Commercio, Cristina Santandrea, lancio' per la prima volta l'idea del pane a prezzo ridotto solo due fornai (con quattro negozi) aderirono. Nel frattempo, non si e' aggiunto nessun'altro. Anzi, sono fioccate le polemiche e sospetti sulla qualita' dei prodotti a basso costo.(SEGUE) Di recente, poi, l'associazione che raccoglie i panificatori ha annunciato un ricorso contro l'accordo siglato dalla Regione con la grande distribuzione. "Era nel loro diritto protestare", non si scompone Santandrea, che puntualizza: "Noi siamo stati facilitatori rispetto al progetto della cooperativa, inserita in 'Oibo'' (il nome sotto cui vanno le iniziative del Comune di calmieramenti dei prezzi, ndr), ma sono pronta a firmare accordi e rischiare le manette". Insomma, l'assessore ci crede e ha trovato degli alleati. "Il profitto senza solidarieta' e' iniquo", scandisce padre Ottavio Raimondo del centro Don Milani. Poi fa due conti: "Se una famiglia di quattro persone consuma una media di 600 grammi di pane al giorno, in un anno arriva a 220 chili. A un euro al chilo fanno 220 euro, a 4-5 euro fanno piu' di mille euro. La differenza e' di 800 euro, che fanno un salario". Gianni Zaffoli, del centro Don Milani, per evitare "malintesi", precisa che si tratta "di un'iniziativa a favore e non contro qualcuno", nata sulla spinta della necessita' "di fare qualcosa per venire incontro alle famiglie che soffrono di piu' in questo periodo di crisi". La speranza ora e' che altri punti vendita si aggiungano alla piccola rete messa insieme per il varo del progetto. Mengoli auspica persino la nascita di veri e propri "spacci popolari", mentre Santandrea fa sapere che fondi di Mambo andranno anche ai forni. Intanto, il pane a un euro al chilo, che sara' messo in vendita con il marchio "Bologna Pane", e' prodotto in uno stabilimento di 1.200 metri quadrati con macchinari a norma e certificazioni. "E' un prodotto di qualita'", assicura Santandrea.

Nessun commento:

Posta un commento