Ad essere sinceri le feste di Natale non mi piacciono affatto, se non fosse che uno ha del tempo per riposarsi un pò non andando al lavoro il resto lo trovo deludente ed amaro.
Mi disturba quest' obbligo al divertimento, mi amareggiano le aspettative deluse e la caratteriale mediocrità di quelli che si sentono obbligati a fare un regalo e risolvono con un oggetto qualsiasi... perdendo un occasione fantastica per dimostrare a chi si vuole bene, quanto è importante e ricordato, riducendolo ad un gesto obbligato o in performances in equilibrio tra bon ton e genialita in economia domestica, oppure tanto peggio, l' ennesima occasione per poter mostrare la propria virilità economica.
Odio quando facendo la conta degli invitati emerge la paura del tredicesimo a tavola, vivendo empaticamente l'imbarazzo del quattordicesimo incluso o la solitudine del tredicesimo rifiutato.
Nonostante alcuni "missionari" che generosamente si sforzano allo spasimo profondendo lavoro, danaro ed energie tentando creare la festa perfetta non vedo ambienti rilassati e felici dove quello che realmente conta è stare assieme e scambiarsi affetto, ma solo ennesime occasioni per esagerazioni gastronomiche, quando mi guardo intorno colgo più tensioni che gioiosità o manifestazioni di serenità.
Del resto non so di cosa mi meraviglio visto che nonostante i quotidiani bombardamenti mediatici che ci confermano che siamo in una crisi economica mondiale di dimensioni apocalittiche, la fame che i nostri antenati vivevano quotidianamente, come ci ricordano le pellicole in bianco e nero dei film di Totò, è stata soppiantata da sensazioni preanoressiche stimolate dalle costose diete ipocaloriche autoimposte, è quindi normale che invece della gioia provocata dalla soddisfazione del festoso e festivo condiviso ingozzo sentiamo il peso dei sensi di colpa causati dal regime tradito.
....e poi c'è il triste peso degli assenti....... con i ricordi e le nostalgie che aleggiano bencelati da labbra che sorridono ma percepibili negli sguardi malinconici, nascosti appena sotto l' apparente, spessa e placida superficie fatta di colori, sapori e festosi rumori.
Per fortuna ci sono i bambini, almeno per loro (quelli piccoli e benestanti), il Natale rimane una festa dove, l'aspettativa del regalo scatena entusiasmi veri e sinceri, però anche qui mi dispiace vederli sempre piu soli , persi tra masse di adulti iperattenziosi, ed i tanti e ricchi regali non sono più finalizzati a facilitarne lo stare assieme ad altri bambini ma sono diventati ingegnosi e tecnologici strumenti per aiutarli a stare meglio in compagnia di se stessi.
Come lo vorrei io il Natale? Lo vorrei pieno di sentimenti, da celebrare in un luogo semplice, senza inviti ed aperto a tutti, senza padroni di casa e senza ospiti, dove tutti portano piatti da condividere e si spartiscono il lavoro del imbandire e del ripulire, dove si fanno domande non dettate dalla curiosità ma dall'interessamento, domande sincere dove le risposte sono date con entusiasmo, dove i regali sono sentiti e pensati col cuore, un regalo che può essere anche una lettera piena di sinceri e gratuiti sentimenti capaci di riempire gli occhi sia di chi la riceve e sia di chi la da di lacrime emozionate, un Natale con almeno più di due bambini che si rincorrono giocando, litigando, mostrandosi e condividendo i regali ricevuti.
Un Natale utopico? forse.
Ogni volta mi prefiggo e mi prometto che quello prossimo sarà un Natale cosi, differente, ma non ci riesco mai ad organizzarlo, un po per pigrizia, un po per non dispiacere qualcuno ma molto anzi troppo per vigliaccheria.
guido