lunedì 28 gennaio 2013

venerdì 25 gennaio 2013

Titoli Tossici. Gli Sbornia Bond

A me piace tanto la storiella dei Sbornia Bond , purtroppo non so chi l'abbia scritta se no ne citerei volentieri il nome,io l ho trovata sul Corriere della Sera che dice sia una storiella svizzera.

Helga è la proprietaria di un bar, di quelli dove si beve forte.
Rendendosi conto che quasi tutti i suoi clienti sono disoccupati e che
quindi dovranno ridurre le consumazioni e frequentazioni, escogita un
geniale piano di marketing, consentendo loro di bere subito e pagare in
seguito. Segna quindi le bevute su un libro che diventa il libro dei
crediti (cioè dei debiti dei clienti).

La formula “bevi ora, paga dopo” è un successone: la voce si sparge, gli
affari aumentano e il bar di Helga diventa il più importante della città.

Lei ogni tanto rialza i prezzi delle bevande e naturalmente nessuno
protesta, visto che nessuno paga: è un rialzo virtuale. Così il volume
delle vendite aumenta ancora.

La banca di Helga, rassicurata dal giro d’affari, le aumenta il fido. In
fondo, dicono i risk manager, il fido è garantito da tutti i crediti che
il bar vanta verso i clienti: il collaterale a garanzia.

Intanto l’Ufficio Investimenti & Alchimie Finanziarie della banca ha una
pensata geniale. Prendono i crediti del bar di Helga e li usano come
garanzia per emettere un’obbligazione nuova fiammante e collocarla sui
mercati internazionali: gli Sbornia Bond.

I bond ottengono subito un rating di AA+ come quello della banca che li
emette, e gli investitori non si accorgono che i titoli sono di fatto
garantiti da debiti di ubriaconi disoccupati. Così, dato che rendono
bene, tutti li comprano.

Conseguentemente il prezzo sale, quindi arrivano anche i gestori dei
Fondi pensione a comprare, attirati dall’irresistibile combinazione di
un bond con alto rating, che rende tanto e il cui prezzo sale sempre. E
i portafogli, in giro per il mondo, si riempiono di Sbornia Bond.

Un giorno però, alla banca di Helga arriva un nuovo direttore che, visto
che in giro c’è aria di crisi, tanto per non rischiare le riduce il fido
e le chiede di rientrare per la parte in eccesso al nuovo limite.

A questo punto Helga, per trovare i soldi, comincia a chiedere ai
clienti di pagare i loro debiti. Il che è ovviamente impossibile essendo
loro dei disoccupati che si sono anche bevuti tutti i risparmi.

Helga non è quindi in grado di ripagare il fido e la banca le taglia i
fondi.

Il bar fallisce e tutti gli impiegati si trovano per strada.

Il prezzo degli Sbornia Bond crolla del 90%.

La banca che li ha emessi entra in crisi di liquidità e congela
immediatamente l’attività: niente più prestiti alle aziende. L’attività
economica locale si paralizza.

Intanto i fornitori di Helga, che in virtù del suo successo, le avevano
fornito gli alcolici con grandi dilazioni di pagamento, si ritrovano ora
pieni di crediti inesigibili visto che lei non può più pagare.

Purtroppo avevano anche investito negli Sbornia Bond, sui quali ora
perdono il 90%.

Il fornitore di birra inizia prima a licenziare e poi fallisce.

Il fornitore di vino viene invece acquisito da un’azienda concorrente
che chiude subito lo stabilimento locale, manda a casa gli impiegati e
delocalizza a 6.000 chilometri di distanza.

Per fortuna la banca viene invece salvata da un mega prestito
governativo senza richiesta di garanzie e a tasso zero.

Per reperire i fondi necessari il governo ha semplicemente tassato tutti
quelli che non erano mai stati al bar di Helga perché astemi o troppo
impegnati a lavorare.

Bene, ora potete dilettarvi ad applicare la dinamica degli Sbornia Bond
alle cronache di questi giorni, giusto per aver chiaro chi è ubriaco e
chi sobrio.

sabato 19 gennaio 2013

A volte non possiamo veramente far nulla, inermi e impotenti davanti al fluire degli eventi non sappiamo cosa fare. Possiamo affidarci alla sorte, alla fede, incazzarci con Dio e con chi ci crede, odiare con tutte le forze il mondo che indifferente continua a scorrere come se nulla fosse, oppure... possiamo decidere di resistere, abbracciarci a chi più amiamo e affidarci ai nostri alleati più fidati, il tempo, la ragione e l'amore. 
  Il tempo, questo nemico-amico che inesorabilmente ci consuma, può essere anche nostro alleato, non ha il potere di cancellare il dolore ma può placarlo, ovattarlo e renderlo più sopportabile. 
  La ragione ci può dire che la vita è fatta cosi', un gioco che ha le sue regole, regole che a volte ci favoriscono e a volte no, chi vive sà che siamo nelle mani del destino, o come si preferisce chiamarlo e che per quanto possa sembrare ingiusto e doloroso nel particolare e nell'individuale, tutto diventa logica conseguenza delle regole superiori che sono nella natura stessa delle cose e dell'Universo. Se riusciamo ad allontanarci da noi stessi e ad osservarci  da lontano, tutto appare logico e sopportabile, come il fuco, piccola ape sacrificabile, in relazione all'alveare, cosi è l'individuo in relazione all'esistenza.
  L'amore è il segreto per non lasciare l'amarezza accompagnarci per il resto dei nostri giorni, un unico giorno vissuto pienamente è gia motivo sufficiente per dire, ne è valsa la pena! Riuscire a condividere i fardelli più pesanti della vita con chi veramente ci ama e ci sta accanto, è il primo passo verso la pace, non vivere sensi di colpa tormentandosi a pensare a quello che sarebbe potuto essere ma non è stato, è il secondo.

martedì 15 gennaio 2013

Avram Noam Chomsky (Filadelfia, 7 dicembre 1928) è un linguista, filosofo e teorico della comunicazione statunitense. Professore emerito di linguistica al Massachusetts Institute of Technology è riconosciuto come il fondatore della grammatica generativo-trasformazionale, spesso indicata come il più rilevante contributo alla linguistica teorica del XX secolo.

1) La strategia della distrazione
L’elemento primordiale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel deviare l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dei cambiamenti decisi dalle élite politiche ed economiche, attraverso la tecnica del diluvio o inondazioni di continue distrazioni e di informazioni insignificanti. La strategia della distrazione è anche indispensabile per impedire al pubblico d’interessarsi alle conoscenze essenziali, nell’area della scienza, l’economia, la psicologia, la neurobiologia e la cibernetica. Mantenere l’attenzione del pubblico deviata dai veri problemi sociali, imprigionata da temi senza vera importanza. Mantenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza nessun tempo per pensare, di ritorno alla fattoria come gli altri animali (citato nel testo “Armi silenziose per guerre tranquille”).
2) Creare problemi e poi offrire le soluzioni.
Questo metodo è anche chiamato “problema-reazione-soluzione”. Si crea un problema, una “situazione” prevista per causare una certa reazione da parte del pubblico, con lo scopo che sia questo il mandante delle misure che si desiderano far accettare. Ad esempio: lasciare che si dilaghi o si intensifichi la violenza urbana, o organizzare attentati sanguinosi, con lo scopo che sia il pubblico a richiedere le leggi sulla sicurezza e le politiche a discapito della libertà. O anche: creare una crisi economica per far accettare come un male necessario la retrocessione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici.
3) La strategia della gradualità.
Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, a contagocce, per anni consecutivi. È in questo modo che condizioni socioeconomiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte durante i decenni degli anni ‘80 e ‘90: stato minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione in massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero state applicate in una sola volta.
4) La strategia del differire.
Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come “dolorosa e necessaria”, ottenendo l’accettazione pubblica, nel momento, per un’applicazione futura. È più facile accettare un sacrificio futuro che un sacrificio immediato. Prima, perché lo sforzo non è quello impiegato immediatamente. Secondo, perché il pubblico, la massa, ha sempre la tendenza a sperare ingenuamente che “tutto andrà meglio domani” e che il sacrificio richiesto potrebbe essere evitato. Questo dà più tempo al pubblico per abituarsi all’idea del cambiamento e di accettarlo rassegnato quando arriva il momento.
5) Rivolgersi al pubblico come ai bambini.
La maggior parte della pubblicità diretta al gran pubblico, usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, molte volte vicino alla debolezza, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente mentale. Quando più si cerca di ingannare lo spettatore, più si tende a usare un tono infantile. Perché? “Se qualcuno si rivolge a una persona come se avesse 12 anni o meno, allora, in base alla suggestionabilità, lei tenderà, con certa probabilità, a una risposta o reazione anche sprovvista di senso critico come quella di una persona di 12 anni o meno” (vedere “Armi silenziose per guerre tranquille”).
6) Usare l’aspetto emotivo molto più della riflessione.
Sfruttate l'emozione è una tecnica classica per provocare un corto circuito su un'analisi razionale e, infine, il senso critico dell'individuo. Inoltre, l'uso del registro emotivo permette aprire la porta d’accesso all’inconscio per impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori, compulsioni, o indurre comportamenti.
7) Mantenere il pubblico nell’ignoranza e nella mediocrità.
Far sì che il pubblico sia incapace di comprendere le tecnologie e i metodi usati per il suo controllo e la sua schiavitù. “La qualità dell’educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che la distanza dell’ignoranza che pianifica tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da colmare dalle classi inferiori".
8) Stimolare il pubblico ad essere compiacente con la mediocrità.
Spingere il pubblico a ritenere che è di moda essere stupidi, volgari e ignoranti...
9) Rafforzare l’auto-colpevolezza.
Far credere all’individuo che è soltanto lui il colpevole della sua disgrazia, per causa della sua insufficiente intelligenza, delle sue capacità o dei suoi sforzi. Così, invece di ribellarsi contro il sistema economico, l’individuo si auto svaluta e s'incolpa, cosa che crea a sua volta uno stato depressivo, uno dei cui effetti è l’inibizione della sua azione. E senza azione non c’è rivoluzione!
10) Conoscere gli individui meglio di quanto loro stessi si conoscono.
Negli ultimi 50 anni, i rapidi progressi della scienza hanno generato un divario crescente tra le conoscenze del pubblico e quelle possedute e utilizzate dalle élite dominanti. Grazie alla biologia, la neurobiologia, e la psicologia applicata, il “sistema” ha goduto di una conoscenza avanzata dell’essere umano, sia nella sua forma fisica sia psichica. Il sistema è riuscito a conoscere meglio l’individuo comune di quanto egli stesso si conosca. Questo significa che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un controllo maggiore e un gran potere sugli individui, maggiore di quello che lo stesso individuo esercita su se stesso.

mercoledì 2 gennaio 2013

Amo Assisi, ci vado spesso e ad ogni occasione ci porto qualcuno per mostrargliela.
Quest'anno ci ho passato tre notti, dal 29 dicembre al 1 gennaio. Mi piace la cittadina medievale e sono innamorato di Francesco. Passandoci per la prima volta diversi giorni, pensavo che sarei riuscito a cogliere ancor di più il lato spirituale ( non bigotto) di questo luogo,  ma è successo esattamente il contrario.
E' incredibile come i Frati Francescani siano cosi poco realmente presenti in questo luogo, li intravedi ma non li "senti".
Come ogni altro posto in italia le chiese hanno orari come uffici e l'aspetto commerciale prende sempre di più il sopravvento su quello spirituale, visite guidate, gadget religiosi, danaro, etc .etc.
Conversando con alcuni cittadini di Assisi, tra l'altro incredibilmente gentili e disponibili, ascoltavo i giudizi severi sui costumi e sui modi di molti Frati e la cosa mi ha fatto molto dispiacere. Credo, o meglio sogno ,che chi si reca ad Assisi lo faccia anche perchè dentro di se cerca un segno del passaggio di Francesco ed i Frati che dimorano in Assisi dovrebbero in ogni modo tentare di rendere vivo e attuale l'esempio di Francesco.  Non ci sono parole per quanto belle e sagge che valgano quanto l'esempio. I Frati a parer mio, dovrebbero cercare le persone, trasmettere amore e raccontare con mitezza e dolcezza quale era l'idea di fede di Francesco;  in un mondo come il nostro cosi consumista e drogato di economia che mostra sempre di più  le sue deficienze ed i suoi limiti, i Francescani potrebbero e dovrebbero mostrarci la via alternativa che il " poverello di Assisi" ha cercato di indicarci.