venerdì 31 ottobre 2008

Crisi mutui: i terreni agricoli battono l'oro

I giovani di Coldiretti lanciano l'allarme speculazione. La terra è 'bene-rifugio' in tempo di crisi finanziaria

E’ allarme speculazione sui terreni agricoli che vengono scelti come bene rifugio alternativo agli investimenti piu’ tradizionali, facendone schizzare le quotazioni verso l’alto ed ostacolandone quindi l’acquisto da parte dei giovani imprenditori agricoli. L’allarme è stato lanciato dal summit dei giovani della Coldiretti a Parma convocato per discutere delle iniziative messe in campo per il settore nel tempo della crisi economica e degli allarmi sanitari.
Da una indagine Coldiretti/Swg realizzata per verificare l’impatto della crisi finanziaria sull’economia reale delle imprese agricole è emerso che i terreni agricoli battono l'oro nella classifica degli investimenti giudicati più sicuri dagli italiani. Alla domanda su quali siano gli investimenti reputati più convenienti, i cittadini, sottolinea Coldiretti, hanno collocato i terreni agricoli ben davanti all’oro (oltre che ai buoni postali, conti correnti e opere d’arte) e appena sotto un altro dei beni-rifugio più tradizionali come i titoli di stato. In cima alla graduatoria continua a figurare il mattone, ma il sorpasso dei campi sul prezioso metallo testimonia come l’agricoltura sia considerata dagli italiani un settore nel quale vale la pena investire per avere successo e per sviluppare un’attività imprenditoriale che, tra le altre cose, consente di stare a diretto contatto con la natura.
'Il terreno è un costo per le imprese agricole che devono crescere e svilupparsi e l’aumento delle quotazioni rischia di trasformarsi in un ulteriore onere che si somma a quello della stretta creditizia', afferma il delegato dei Giovani della Coldiretti Donato Fanelli nel chiedere misure antispeculative, 'per evitare che si alzi l’asticella del principale ostacolo all’ingresso di quei giovani imprenditori agricoli che decidono di investire, con una scelta imprenditoriale che risponde, tra l’altro, al crescente interesse per la campagna e, con esso, al bisogno di sicurezza alimentare e ambientale da parte dei cittadini, e che va in direzione opposta rispetto a chi punta su rendite fondiarie che non creano né sviluppo né occupazione'.
Dal Comitato nazionale Giovani Impresa della Coldiretti è emerso che la campagna svolge un ruolo anticiclico rispetto alle difficoltà dell’economia di carta ed è quindi necessario intervenire per rimuovere gli ostacoli che frenano il crescente interesse delle nuove generazioni, attraverso la creazione di una 'rete' diffusa e solidale di giovani imprese agricole Coldiretti dal Nord al Sud del Paese, capace di affrontare il delicato momento economico e, soprattutto, di creare opportunità di sviluppo.
In Italia, evidenzia Coldiretti, il valore aggiunto in ettari, ovvero la ricchezza netta prodotta per unità di superficie dalla nostra agricoltura, è oltre il triplo di quello USA, doppio di quella inglese, e superiore del 70% di quelli di Francia e Spagna. Secondo i dati Ismea il valore medio dei terreni acquistati con il sostegno dell’Istituto è stato pari, sottolinea la Coldiretti, a 20 mila euro a ettaro nel 2008 ma con forti variazioni che vanno da un minino di quasi 2 mila euro per ettaro ad un massimo di 207 mila euro, sempre all’ettaro, per un meleto del Trentino, anche se sul libero mercato un ettaro di vigneto nelle zone di produzione più celebri, dalla Toscana al Trentino Alto Adige, può andare da 500 mila e oltre un milione di euro ad ettaro.
Da qui la necessità, continua Coldiretti, di adottare una serie di politiche capaci di creare reale sviluppo e di 'tenere il passo' con il dinamismo degli imprenditori under 35, a cominciare dall'attuazione delle misure del cosiddetto 'pacchetto giovani'. Servono strumenti di mercato innovativi, capaci di mettere insieme pubblico e privato e di migliorare l’accesso al credito alle giovani imprese agricole, favorendo il ricambio generazionale attraverso l'adozione di prodotti destinati sia alle imprese in start up che ai passaggi generazionali. Ma anche strumenti che mitighino i rischi permettendo la libertà di scelta dell'imprenditore, come le assicurazioni e la rete di sicurezza. Oltre a ciò, le giovani imprese ritengono indispensabile creare le condizioni affinché si possa investire in formazione e ricerca in modo innovativo mettendo al centro l'impresa, ma anche una politica del territorio che privilegi la creazione di infrastrutture, a partire da quelle telematiche, senza rassegnarsi a subire passivamente gli effetti negativi della difficile situazione economica e convinti, al contrario, di avere idee vincenti per il futuro del Paese .
I giovani agricoltori rappresentano la componente piu' dinamica dell'agricoltura italiana. Secondo l'indagine della Coldiretti le aziende agricole dei giovani under 35 possiedono, infatti, una superficie superiore di oltre il 54% alla media (9,4 ettari rispetto alla media nazionale di 6,1), un fatturato più elevato del 75% della media (18.720 Euro rispetto alla media nazionale di 10.680) e il 50% di occupati per azienda in più. Inoltre, conclude la Coldiretti, le giovani leve della campagna hanno una maggiore propensione al biologico (3,7% delle aziende rispetto alla media nazionale di 2,1%), ma incontrano qualche difficoltà nell'acquisto del capitale terra che solo nel 54% dei casi è in proprietà rispetto al 74% della media nazionale.
 

Maurizio Laus
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sabato 18 ottobre 2008

www.baciadasalmas.com


Não os impeçais

Posted: 18 Oct 2008 04:31 AM CDT

A primeira vez que estive no Nordeste foi numa viagem para Fortaleza: fui de ônibus conhecendo o sertão do Piauí e Ceará. Naquelas estradas ia conhecendo o povo, conversando com eles, observando seus costumes e divagando sobre como somos tantos povos sob uma mesma bandeira.

Gente simples, gente simpática, gente antipática, gente que roncava, gente que dormia, gente que chorava, gente que sorria. Eram gente.

E nós, os chamados protestantes ou evangélicos, apontamos este povo como idólatras porque quase todos traziam ao peito Nossa Senhora ou se agarravam ao santo que mais lhe agradava. Alguns chamavam a Padre Cícero, ou como lá é conhecido: Padim Ciço. Essa gente simples que vai pela vida com uma força que desconheço e ama seu povo e sua terra.

Idólatras somos nós.

A esses eu tanto julgava! Mas conhecendo o Cristo do Sertão me bateu uma idéia. Uma dessas boas, sabe?

Você já se sentiu envergonhado em um jantar chiquérrimo? Ou se sentiu um idiota com outras pessoas falando um idioma diferente ou mesmo um assunto tão profundo que não fazia o menor sentido para você? Já parou pra pensar que gente assim, tão simples, se sente assim na presença de Deus?

A Igreja Católica criou tantos ritos e suas catedrais se tornaram tão suntuosas que gente simples se sente pequena ali. Ali é a casa de Deus, mas não é a casa deles, a deles é de chão batido e cerquinha de graveto (qualquer semelhança com os templos evangélicos não é coincidência… é reincidência… e burrice).

Aí, alguém cita que existiu um tal padre por ali e que fez milagres. Então, essa gente simples se identifica com aquele que foi gente como ele, viveu como ele e foi capaz de fazer milagre! Gente assim se identifica com uma mãe que obedeceu a Deus e agora, acha que Deus é um ser tão importante e inalcançável que pede o rogar desta mesma mãe a Deus, afinal, Deus é muito distante pra ele.

Quando chamam um santo, chamam alguém que era como nós!

Quando chamam uma santa, chamam alguém que obedeceu a Deus sem hesitar!

Quando chamam um padre, chamam alguém que amou aos outros mais que a si mesmo!

Assim, quando chamam qualquer um destes, é Aquele que responde. Afinal, foi Ele quem viveu, obedeceu, amou, morreu e realizou milagres!

Então, deixe de achar que um católico é idólatra porque chama um nome ou carrega uma imagem. Você não conhece o coração dele, mas você sabe quem conhece.

Idólatra somos eu e você, que mesmo sabendo que Jesus morreu por nós e nos deixou a herança do livre acesso ainda ficamos inventando coisas como libertação, óleos ungidos, orações fortes, unções de bichos e por aí vai. Nos enchemos de cargos e liturgias e assim pisamos na Cruz.

Quando você coloca absolutamente qualquer coisa entre a Salvação de Cristo e você, o idólatra somos eu e você.

Deixe os pequeninos irem até Jesus e só. Não os impeçais! E viva conforme Jesus viveu. Lembra que ele não julgou?

mercoledì 15 ottobre 2008

16 ottobre 1965

16 ottobre 1965 - La bandiera è gialla
Alle ore 17.40 del 16 ottobre 1965 la voce di Rocky Robert sulle note di T-Bird fa da sigla alla prima puntata di un programma radiofonico destinato a restare nella storia musicale del nostro paese. Il suo titolo, "Bandiera Gialla", fa riferimento ai drappi che segnalano le zone soggette a quarantena perché interessate da epidemie. È esplicitamente di parte. Una voce ricorda che l'ascolto è «severamente proibito ai maggiori degli anni diciotto». Ideato da Renzo Arbore e Gianni Boncompagni e presentato da quest'ultimo, è interamente dedicato al rock e al rhythm and blues. Per la prima volta entrano così di prepotenza nella programmazione radiofonica italiana interpreti, autori, ritmi e sonorità inusuali. La struttura prevede una sorta di concorso "autogestito". In ogni puntata vengono presentati dodici brani italiani e stranieri, divisi in quattro gruppi e votati dai ragazzi presenti in studio. Il brano che ottiene maggiori consensi diventa "disco giallo". Il titolo onorifico non dà diritto a premi particolari, salvo quello di partecipare alla trasmissione successiva. Il programma diventa rapidamente un "cult" per decine di migliaia di giovani che ascoltano brani esclusi dalla programmazione normale. A riprova del fatto che si tratta di un fenomeno collettivo, nascono numerosi i gruppi di ascolto spontanei in varie città. Il programma è destinato a rivoluzionare la produzione e il mercato discografico italiano. La presenza di brani in versione originale contribuirà a rompere il lungo isolamento della nostra musica leggera e nulla sarà come prima, come sottolineeranno di lì a qualche mese Piero Vivarelli, Sergio Bardotti e Lucio Dalla sottoscrivendo il "Manifesto per la nuova musica" che, tra l'altro, affermerà: «Noi attingiamo alla tradizione, ma non la rispettiamo. Una tradizione è valida solo in quanto si evolve, altrimenti interessa i musei… il nazionalismo musicale è un nonsenso, sia dal punto di vista storicistico che dello stile…»

lunedì 13 ottobre 2008

Questa mattina mi son svegliato
oh bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao,
questa mattina mi son svegliato
e ho trovato l'invasor.
Oh partigiano, portami via
oh bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao,
oh partigiano, portami via,
che mi sento di morir.
E se io muoio lassù in montagna
oh bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao,
e se io muoio lassù in montagna
tu mi devi seppellir.
Seppellire sulla montagna,
oh bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao,
seppellire sulla montagna
sotto l'ombra di un bel fior.
E le genti che passeranno,
oh bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao,
e le genti che passeranno
mi diranno: " Che bel fior ".
È questo il fiore del partigiano,
oh bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao,
è questo il fiore del partigiano
morto per la libertà.

domenica 12 ottobre 2008

Quando dipingerò i tuoi occhi, avrò visto la tua anima.. (http://miportovia.blogspot.com)

Lo chiamavano Modì, sia perchè in Francia era una questione di accenti, sia perchè stranamente il nome così pronunciato ricorda la parola .. maudit che in francese significa maledetto, o simili.. ed in effetti la sua brevissima vita fù costellata da una salute cagionevole, dalla dipendenza all'alcol e alle droghe, ma il risultato di quel miscuglio di emozioni e trascuratezza, come per quasi tutti i geni, è stato l'imput per la creazione di un modo di vedere l'arte in opposizione con il cubismo, che in Picasso vide oltre che il creatore, anche la nascita di una concezione stravolta della visione della realtà...
Sto parlando di Amedeo Clemente Paul Marino Modigliani (Livorno, 12 luglio 1884 – Parigi, 2 gennaio 1920) uno dei più alti esponenti italiani della pittura e scultura, vissuti nel periodo tra l'impressionismo e il cubismo.

La sua vita è stata un vortice di emozioni, trasgressione e ribellione che lo portò poi alla morte per mano di un gruppo di balordi che da lui volevano recuperare qualche quattrino per la strada..

Di lui molti dicevano che riuscì nelle sue opere ad immortalare l'anima come nessun'altro prima era riuscito a fare; la sua modella preferita era la compagna Jeanne, che lo seguì ovunque e in qualunque situazione contro il volere della famiglia e che poi alla fine decise il giorno dopo la sua morte di suicidarsi nonostante in attesa del secondo figlio, per l'impossibilità di immaginare una vita senza colui il quale oltre ad averla amata, fù anche l'unico a entrare in punta di pennello, nella sua anima e descriverne ogni minima sfumatura.

Quello che mi affascina di questo grande autore, è che il suo genio è esattamente collegato alla dissolutezza della sua stessa vita, come se il suo essere "maledetto" ... maudit fosse l'unico mezzo per riuscire a vedere .. "cose che gli altri non potevano vedere.. " come lui stesso diceva; la bellezza dunque, filtrata dal suo essere, diviene interpretazione della realtà, di una realtà che spesso lo poneva agli occhi della gente come diverso, pazzo, strano..

Viene da riflettere, guardando il film interpretato da Andy Garcya.. I colori dell'anima , sul fatto che spesso il modo in cui gli altri recepiscono qualcosa di una persona, è sempre l'opposto di quello che poi la persona stessa è... spesso viene da pensare se la pazzia sia una cosa brutta o sia la strada per poter raggiungere la perfezione, la libertà, l'infinito...