lunedì 29 ottobre 2007

Amo

.

Amo

Amo Este calor

que consegue me derreter o coração

que me deixa sensível para as coisas do bem

que me faz chorar ao ouvir uma musica o assistir um filme

que me faz sentir triste e culpado pelos males do mundo

que me da vontade de ajudar quem precisa, perdoar os imperdoáveis, comunicar o que sinto

que me faz sentir na carne que somos uma grande familia

que consegue me convencer que ate as pedras fazem parte da criação

e que me da

a certeza absoluta que

morte, doenças, injustiças, terremotos e carestias fazem parte do desenho lógico e necessário do amor criador.

Amo este calor que chamo.......

Jesus


guido

Autoretrato do Paulo Brabo

.

domenica 28 ottobre 2007

Senhalado pelo Paulo Brabo

02 de Setembro de 2005

O Cristo Oculto

Fé e Crença, Goiabas Roubadas

A voz procede da nuvem, e o homem se aquieta. Isso porém não quer dizer que apenas aqueles que confessam a Cristo, que declaram-se convertidos e cristãos nascidos de novo, são tocados pela nuvem. É bem o oposto que é verdadeiro. Temos visto vez após outra acontecer o Cristo oculto ser revelado em homems que insistem não ter fé alguma. Cristo visita os homens muito antes que eles tenham encontrado unidade com ele. Nesse sentido a luz de Cristo vem para todos os homens que nascem neste mundo.

Eberhard Arnold, fundador das comunidades Bruderhof

O mundo todo no colinho de Deus

.
Lendo as cartas que Stefano esta escrevendo na sua viajem na India fiquei pensando e reparei como na minha existência, todas as vezes que foi orar Jesus em templos nao cristãos tive sensações fortíssimas me sentindo muito perto Dele.
Sempre pensei que Deus na sua infinita justiça nunca deixou de se mostrar a homem e povo algum e sinto de pertencer a uma familia ainda maior.

sabato 27 ottobre 2007

Mesmo que não percebamos a presença de Jesus, Ele anda conosco

Por: Pastor Paulo Solonca

Em: 2007-10-26

Em Lucas 24:13-35, encontramos um texto que conta a história de dois discípulos que estavam voltando de Jerusalém logo após a morte e sepultamento de Jesus. Eles se achavam profundamente abalados e frustrados. Sentiam-se abandonados por Jesus. Todos os seus sonhos e esperanças estavam comprometidos. Foi quando Jesus aparece ao lado deles, mas eles não o reconheceram. Assim se acontece com muitos de nós. Entretanto...

Quando nos achamos profundamente frustrados, Jesus se aproxima de nós de maneira que nem sempre percebemos. Quando não temos mais esperanças, ele anda ao nosso lado. Ele vem para perto de nós quando nos sentimos distantes dele. Muitas vezes, ele faz para nós algo que não vemos, opera de modos que não entendemos. Será que estamos cientes da sua presença?

Jesus pede que lhe falemos das nossas tristezas e nos ouve com toda atenção quando desabafamos. Todos temos preocupações que precisamos apresentar ao Senhor hoje. Quais são elas? O que nos impede de abrir o coração para ele? Será a vergonha ou o desespero? Existem certas preocupações das quais podemos falar somente com ele. Quais são elas? Jesus esclarece nossas dúvidas com a Palavra de Deus. Quando ficamos confusos, ele quer nos dar entendimento de tudo por meio da Bíblia.

Será que estamos buscando forças nele?

Jesus aceita nosso convite para se aproximar mais e se envolver mais em nossa vida. Os dois discípulos acharam que o Senhor iria prosseguir a viagem. Entretanto haviam chegado ao ponto em que deveriam convidá-lo para permanecer na companhia deles ou deixá-lo seguir seu caminho.

Jesus restaura nosso fervor e nossas esperanças, dando-nos uma mensagem vital para transmitirmos a outros. Mesmo que nossa esperança se acabe, ela pode reviver. Nosso fervor também pode se renovar. Algo em nossa vida precisa ser restaurado? O quê? Nossa fé? A coragem? A esperança? O entusiasmo? O objetivo de vida?


Paulo Brabo docet



23 de Outubro de 2007

Lei do ponto cego

Pense comigo

A perspectiva que teremos no futuro a respeito dos eventos do passado faz-nos falta quando mais precisamos dela: agora.

giovedì 25 ottobre 2007

Su Padre Pio Papa Giovanni pensava..........

Giovanni XXIII annotava: «I suoi rapporti scorretti con le fedeli fanno un disastro di anime»

«Stamane da mgr Parente, informazioni gravissime circa P.P. e quanto lo concerne a S. Giov. Rotondo. L’informatore aveva la faccia e il cuore distrutto». L’informato è Giovanni XXIII. P.P. è Padre Pio. E queste sono le parole che il Papa annota il 25 giugno 1960, su quattro foglietti rimasti inediti fino a oggi e rivelati da Sergio Luzzatto. «Con la grazia del Signore io mi sento calmo e quasi indifferente come innanzi ad una dolorosa e vastissima infatuazione religiosa il cui fenomeno preoccupante si avvia ad una soluzione provvidenziale. Mi dispiace di P.P. che ha pur un’anima da salvare, e per cui prego intensamente» annota il Pontefice. «L’accaduto—cioè la scoperta per mezzo di filmine, si vera sunt quae referentur, dei suoi rapporti intimi e scorretti con le femmine che costituiscono la sua guardia pretoriana sin qui infrangibile intorno alla sua persona— fa pensare ad un vastissimo disastro di anime, diabolicamente preparato, a discredito della S. Chiesa nel mondo, e qui in Italia specialmente. Nella calma del mio spirito, io umilmente persisto a ritenere che il Signore faciat cum tentatione provandum, e dall’immenso inganno verrà un insegnamento a chiarezza e a salute di molti».


«Disastro di anime». «Immenso inganno ». Una delle «tentazioni» con cui il Signore ci mette alla prova. Espressioni durissime. Che però non si riferiscono alla complessa questione delle stigmate, su cui si sono concentrate le prime reazioni al saggio di Luzzatto, «Padre Pio. Miracoli e politica nell’Italia del Novecento», in uscita la prossima settimana da Einaudi. All’inizio dell’estate 1960, Papa Giovanni è appena stato informato da monsignor Pietro Parente, assessore del Sant’Uffizio, del contenuto delle bobine registrate a San Giovanni Rotondo. Da mesi Roncalli assume informazioni sulla cerchia delle donne intorno a Padre Pio, si è appuntato i nomi di «tre fedelissime: Cleonilde Morcaldi, Tina Bellone e Olga Ieci», più una misteriosa contessa che induce il Pontefice a chiedere se il suo sia «un vero titolo oppure un nomignolo». Nel sospetto—cui il Papa presta fede—che la devozione delle donne nei confronti del cappuccino non sia soltanto spirituale, Roncalli vede la conferma di un giudizio che aveva formulato con decenni di anticipo.

Al futuro Giovanni XXIII, Padre Pio non era mai piaciuto. All’inizio degli Anni ’20, quando per due volte aveva percorso la Puglia come responsabile delle missioni di Propaganda Fide, aveva preferito girare alla larga da San Giovanni Rotondo. Ma è soprattutto la fede ascetica, mistica, quasi medievale di cui il cappuccino è stato il simbolo, per la Chiesa modernista di inizio secolo come per la Chiesa conciliare a cavallo tra gli Anni ’50 e ’60, a essere estranea alla sensibilità di Angelo Roncalli. Che, sempre il 25 giugno, annota ancora: «Motivo di tranquillità spirituale per me, e grazia e privilegio inestimabile è il sentirmi personalmente puro da questa contaminazione che da ben 40 anni circa ha intaccato centinaia di migliaia di anime istupidite e sconvolte in proporzioni inverosimili». E, dopo aver ordinato una nuova visita apostolica a San Giovanni Rotondo, ad appunto quasi quarant’anni da quella compiuta nel 1921, il Papa conclude che «purtroppo laggiù il P.P. si rivela un idolo di stoppa».

Gli appunti di Roncalli rappresentano uno dei passaggi salienti dell’opera di Luzzatto. E, se letti con animo condizionato dal pregiudizio, possono indurre a giudicarla o come una demolizione definitiva della figura del santo, o come un’invettiva laicista contro un fenomeno devozionale duraturo e interclassista. Ma sarebbero due letture sbagliate. Il giudizio di Luzzatto su Padre Pio non è quello sommariamente liquidatorio, che si è potuto leggere ad esempio nel recente e fortunato pamphlet di Piergiorgio Odifreddi. Luzzatto prende Padre Pio molto sul serio. E, con un lavoro durato sei anni, indaga non solo sulla sua biografia, ma anche e soprattutto sulla sua mitopoiesi: sulla costruzione del mito del frate di Pietrelcina e sulla sua vicenda, profondamente intrecciata non solo con quella della Chiesa italiana, ma anche con la politica e pure con la finanza. Unmito che nasce sotto il fascismo (Luzzatto dedica pagine che faranno discutere al «patto non scritto» con Caradonna, il ras di Foggia; ed è un fatto che le prime due biografie di Padre Pio sono pubblicate dalla casa editrice ufficiale del partito, la stessa che stampa i discorsi del Duce). Ciò non toglie che l’esito di quella ricerca sarà inevitabilmente elogiata e criticata, com’è giusto che sia. Ma anche gli stroncatori non potranno non riconoscere che uno studioso estraneo al mondo cattolico ha affrontato la figura del santo con simpatia, nel senso etimologico, e non è rimasto insensibile al fascino di una figura sovrastata da poteri—terreni prima che soprannaturali—più grandi di lei, e (comunque la si voglia giudicare) capace di alleviare ancora oggi il dolore degli uomini e di destare un interesse straordinario.

Scrive Luzzatto che «l’importanza di Padre Pio nella storia religiosa del Novecento è attestata dal mutare delle sue fortune a ogni morte di Papa». Benedetto XV si dimostrò scettico, permettendo che il Sant’Uffizio procedesse da subito contro il cappuccino. Più diffidente ancora fu Pio XI: sotto il suo pontificato si giunse quasi al punto di azzerarne le facoltà sacerdotali. Pio XII invece consentì e incoraggiò il culto del frate. Giovanni XXIII autorizzò pesanti misure di contenimento della devozione. Ma Paolo VI, che da sostituto alla segreteria di Stato aveva reso possibile la costruzione della Casa Sollievo della Sofferenza, da Pontefice fece in modo che il frate potesse svolgere il suo ministero «in piena libertà». Albino Luciani, che per poco più di un mese fu Giovanni Paolo I, da vescovo di Vittorio Veneto scoraggiò i pellegrinaggi nel Gargano. Mentre Wojtyla si mostrò sempre profondamente affascinato dalla figura del cappuccino, che sotto il suo pontificato fu elevato agli altari.

Non è in discussione ovviamente la continuità morale e teologica tra i successori di Pietro.Però è impossibile negare che i Pontefici succedutisi nel corso del Novecento abbiano guardato a Padre Pio con occhi diversi, comprese le asprezze giovannee. E, come documenta Luzzatto, quando «La Settimana Incom illustrata» sparò in prima pagina il titolo «Padre Pio predisse il papato a Roncall »”, compreso il dettaglio di un telegrammadi ringraziamento che il nuovo Pontefice avrebbe inviato al cappuccino, Giovanni XXIII ordina al proprio segretario di precisare all’arcivescovo di Manfredonia che era "tutto inventato": «Io non ebbi mai alcun rapporto con lui, né mai lo vidi, o gli scrissi, né maimi passò per la mente di inviargli benedizioni; né alcuno mi richiese direttamente o indirettamente di ciò, né prima, né dopo il Conclave, né mai».

mercoledì 24 ottobre 2007

Viver não cansa. Ricardo Gondim.

Viver não cansa.
Ricardo Gondim.

Viver não cansa, o que fatiga são as perguntas imbecis de quem não quer ter opinião própria, os comentários emburrecedores de quem não gosta de pensar, as lógicas dos religiosos que adoram encabrestar e serem encabrestados.

Viver não cansa, o que exaure é precisar debater com quem só lê a ‘Veja’; é ter que ouvir a opinião de quem adora o Diogo Mainardi; é ter que debater com quem aprendeu toda a Verdade com o Max Lucado e se acha apto para converter o mundo islâmico.

Viver não cansa, o que desespera é ter que calar diante das vaidades maquiadas como piedade; é ter que respeitar os narcisismos travestidos de desprendimento; é ter que fazer vista grossa diante dos escroques de colarinho clerical: “porque eles também podem estar ganhando almas e despovoando o inferno”.

Viver não cansa, o que chateia é ter que explicar para fariseus de plantão que beber um cálice de vinho não significa automática embriaguez, que dançar a valsa na formatura da filha não é pactuar com o mundo; é ter que arrazoar com analfabetos funcionais para mostrar-lhes que não existe diferença entre música cristã e do mundo (Só existe música boa ou ruim!).

Viver não cansa, o que amarga é ter que ficar calado diante dos maiores descalabros éticos, “porque a igreja ‘X’ está crescendo e o que importa são os resultados”; é ter que assistir a um monte de gente se esforçando para jogar a dignidade do Evangelho pelo ralo e precisar engolir seco porque: “aquela igreja 'X' é como um hospital de emergência onde as pessoas se convertem, mas depois procuram as igrejas sérias”.

Viver não cansa, o que horroriza é conseguir detectar as agendas escondidas dos Benny Hinns da vida, a volúpia por poder dos que vivem das politicagens denominacionais, os cinismos teológicos dos evangelistas triunfalistas e ainda assim precisar explicar-se porque não participa de eventos, de marchas e de conferências ao lado deles: “já que o Corpo de Cristo não pode se dividir”.

Viver não cansa, o que exaure é ver as igrejas lotadas de incautos em busca de um Mega Milagre porque: “ao fazerem a sua parte, Deus ficará obrigado a fazer a dele”; é saber que cada campanha de oração que “vai destrancar os cadeados do céu”, na verdade, foi projetada para arrancar mais dinheiro dos simples; é notar que muitos nas elites religiosas não diferem em nada dos políticos que só sabem defender seus interesses.

Viver não cansa, o que debilita é ter que lidar com a fofoca de quem não tem brilho próprio; é ter que admitir que vários fazem do sacerdócio um jeito de progredir com um esforço mínimo; é saber que a indústria da “música gospel” fatura em cima da vaidade de cantores que jamais dariam certo fora das igrejas e que, para compensar a falta de talento, vivem a fazer biquinhos, vertendo lágrimas forçadas.

Viver não cansa, realmente, não cansa.

Faz bem à alma lidar com jovens grávidos de sonhos, com mulheres íntegras, que não medem esforços para acolher os esquecidos e com anciãos que destilam uma sabedoria acumulada pela experiência.

Os poetas com suas intuições, os músicos com suas percepções, os professores com sua erudição, os pastores com sua dedicação, continuam a encantar.

Os atletas com sua disciplina, os profetas com sua veemência, os missionários com sua coragem, são um bálsamo que cura as feridas da desesperança.

Viver é tão bom que dá ganas de continuar, continuar...

Soli Deo Gloria.

lunedì 15 ottobre 2007

16 de Outubro sao 42!!




Ricevuta per e mail oggi


>> .Si sa , le cose non sono sempre perfette, ma a volte non ci
>>si può
>> proprio lamentare!!!
>> Quando hai uno di quei giorni in cui il tuo lavoro ti pesa,
>>prova
>>questo
>> metodo: tornando a casa la sera entra in farmacia e compera
>>un
>>termometro
>> rettale fatto da Johnson and Johnson, sii sicuro di prendere
>>questa
>> marca.
>> Quando sei a casa, chiudi la porta, spogliati, stacca il
>>telefono
>>così
>> non sei disturbato durante la terapia.
>> Mettiti in abiti comodi e sdraiati sul letto, apri la scatola
>>del
>> termometro, posalo sul comodino con cura perché non si
>>rompa, prendi
>>il
>> foglietto che lo accompagna e leggilo, noterai che riporta
>>la
>>seguente
>> dichiarazione:
>> "OGNI TERMOMETRO RETTALE PRODOTTO DA JOHNSON AND JOHNSON E'
>>TESTATO
>> SINGOLARMENTE DAL PERSONALE PREPOSTO AL CONTROLLO QUALITA'"
>>
>> Adesso chiudi gli occhi e per 5 volte ripeti ad alta voce! :
>>"Sono
>>cosi
>> felice di non lavorare per il controllo qualità della Johnson
>>and
>>Johnson"
>> ...e ricorda c'è sempre qualcuno che ha un lavoro più
>>schifoso del
>>tuo.
>>
>> ..........INVIA QUESTO MESSAGGIO A PIÙ GENTE CHE PUOI VEDRAI
>>CHE SI
>> SENTIRANNO SUBITO MEGLIO!!!
>>
>> saluti

domenica 14 ottobre 2007

Acredito

Escrevi esta carta no site do Paulo Brabo uns meses atras a reencontrei e me deu vontade de colocar aki

Falando em igrejas, fè e comuniao.

Sou italiano nasci em Roma e sempre senti uma certa antipatia pela igreja romana pela sua opulência, burocracia e pricipalmente arrogância.

Quando cheguei no Brasil conheci pessoas que me mostraram uma maneira diferente de se relacionar com Deus através do relacionamento mútuo com os outros.

Mas o que continua a me incomodar è o relacionamento das igrejas TODAS, algumas mais outras menos, com o poder e mais ainda com o dinheiro.

Me incomodam e muito Bíblias em capas de couro que custam mais de 4 cestas básicas, Cd e shows de grupos gospel e me incomoda ainda mais ver oferecer mensagens abencoadoras dadas nos fins de semanas em Hotels quase sempre com no minimo 3 estrelas.

Sempre me pergunto o que acharia disto tudo Jesus.

O que tem a ver tudo isto com humildade?

O pior é que isto nao è feito somente por Pastores sem vergonha que querem ganhar dinheiro usando a Bíblia no lugar de revolvers mas também por Pastores que considero sérios e honestos.

O fato de eles nao ganharem nada nao muda o que sem querer se asere e se mostra ao mundo, ou seja que quem tem mais dinheiro pode se “abencoar mais de quem tem menos”.

Tenho certeza absoluta que nunca Jesus aceitaria vincular uma mensagem ligada ao seu nome e ao de Deus somente para quem pode gastar uma cifra qualquer por pequena que seja.

As motivacoes filosóficas, historicas e éticas que sempre os Pastores (e falo dos bons nao dos malandros) acham para justificar estes comportamentos e continuar neste erro de fundo, destroem as fundamentas que precisariam para construir uma verdadeira fe baseada na justiça divina e social tambem.

Eliminando o horrível elo que existe hoje entre dinheiro, fe e sucesso podemos fazer brillar a bomba capaz de deflagrar um verdadeiro avivamento.

Desculpem pelo pobre português.

guido

venerdì 12 ottobre 2007

Assino em baixo

Projeto Restaurar na luta pela restauração das pessoas
11/10/2007


O Projeto Restaurar, voltado ao cuidado de crianças abandonadas ou vítimas de abuso, estendeu seu trabalho e ajuda atualmente 12 famílias em situação de extrema necessidade, distribuídas nas comunidades da Tapera em Florianópolis, Favela da Buraca, José Nitro e

Barreiros em São José.

Segundo o coordenador do Projeto, Jonas Santana, além do auxílio na alimentação, as famílias recebem outros auxílios. "Além dos alimentos que entregamos mensalmente, fornecemos roupas e calçados, roupas de cama, transporte de crianças e adultos para hospitais para realização de exames. Pagamos exames médicos não disponíveis na rede pública, contribuímos com material escolar e outras necessidades emergenciais".

"O perfil sócio econômico destas famílias é, na sua maioria, de desagregação familiar e extrema pobreza. Os alimentos são fornecidos pelo Núcleo Vida da Primeira Igreja Batista, e os demais recursos são providos pelos oito sócios efetivos do Projeto, que contribuem mensalmente para a manutenção da obra", explicou Santana..

Santana ainda explicou que existe a necessidade de arrecadar recursos financeiros para a construção de sede própria do Projeto Restaurar. Também aumentar o número de cestas básicas, para aumentar o número de famílias ajudadas na questão de alimentação. Roupas, calçados, roupas de cama e móveis, que estejam em boas condições de uso.

Interessados em ajudar no projeto podem entrar em contato com Jonas Santana pelos telefones: 8403-1588/ 3234-4059, ou através do e-mail projetorestaurar@gmail.com . A conta do Projeto é no Banco do Brasil, Agência: 1808-2, Conta Corrente: 15915-8.

Sem palavras


sabato 6 ottobre 2007

A aflição não é desconhecida

Autor: Pastor Paulo Solonca
05/10/2007


"Muitas são as aflições do justo, mas o Senhor o livra de todas".
Salmos 34:19

A aflição não é coisa estranha aos filhos de Deus. Dor, decepção, traição e mesmo a morte são experiências que cada homem pode ter que passar. As trevas caem tanto sobre os santos como sobre os injustos pecadores. Aquele que conhece a Deus, de modo mais íntimo, encontrará uma surpreendente força no meio das dificuldades e dos obstáculos mais amargos da vida. Isto é o resultado da habitação do Espírito Santo habitando dentro dele. Quem se tornou um discípulo de Cristo haverá de adquirir resistência diante de qualquer tipo de sofrimento.
O Senhor Deus não remove as asperezas do caminho dos seus amados, pois como poderiam experimentar da Sua provisão? Não se precipite em condenar a Deus ou acusá-lo por causa das calamidades.
O Senhor Deus quer lhe adestrar para enfrentar a hora da crise. A crise não é o tempo de clamar apenas por livramento, mas principalmente para perguntar: "O que O Senhor quer me ensinar através destes problemas?".
O Senhor Nosso Deus, na Sua onisciência, sabe de todas as coisas. No caminho estreito da Sua vontade, há muitos desafios, mas sempre haverá a manifestação da Sua sabedoria e do derramar do Seu poder, de tal forma que você ficará surpreso por aquilo que receberá num futuro bem próximo.
Tão somente entregue o seu caminho ao Senhor, confie Nele, o mais Ele fará.

venerdì 5 ottobre 2007

Myanmar

> Cara amica, caro amico,
>
> a Myanmar è in atto una violenta repressione delle manifestazioni
> pacifiche, che si stanno svolgendo in tutto il paese da oltre un
> mese.
> Il 25 settembre circa 300 persone sono state arrestate durante le
> proteste
> e tre monaci sono stati uccisi: uno da un colpo d’arma da fuoco
> e gli altri due a seguito di un pestaggio. Il giorno dopo vi sono
> state
> altre vittime, e almeno un giornalista è rimasto ucciso.
> Fonti non ufficiali hanno fatto sapere ad Amnesty International che
> oltre
> 50 monaci sono rimasti feriti.
>
> Le ultime notizie ricevute da Amnesty International in queste ore non
> sono
> incoraggianti. Numerosi raid da parte della polizia stanno avendo
> luogo in queste ore nei monasteri buddisti di Yangon e in altre città
> del
> paese, non si conosce ancora il numero preciso dei monaci arrestati
> e delle persone rimaste ferite.
>
> Per scongiurare il ripetersi del bagno di sangue del 1988, quando
> furono
> uccise circa 3000 persone, Amnesty International ha lanciato un
> appello
> alle autorità di Myanmar chiedendo loro di mettere fine alle
> repressioni
> contro i dimostranti pacifici e garantire il rispetto del diritto di
> manifestazione.
>
> ANCHE TU PUOI FARE QUALCOSA DI IMPORTANTE!
>
> FIRMA L'APPELLO ON-LINE A QUESTO INDIRIZZO:
> http://www.amnesty.it/appelli/azioni_urgenti/Myanmar
> E INVIA SUBITO QUESTA E-MAIL AI TUOI AMICI CHIEDENDO LORO DI FARE
> ALTRETTANTO.
>
> Far sentire la nostra voce in questo momento è fondamentale. Insieme,
> la
> nostra voce può diventare più forte e salvare delle vite!
>
>
> Amnesty International Sezione Italiana
> http://www.amnesty.it

lunedì 1 ottobre 2007

Quando palhaços discutem.



Já fui insistentemente provocado a envolver-me em polêmicas. . Vez por outra, sou desafiado por gente que precisa pegar carona numa controvérsia para ganhar fama. Lamento afirmar, mas já caí na armadilha!

O pior é que o meio religioso está povoado de intolerantes que se enxergam separados para preservar a ortodoxia; e como se deliciam em ridicularizar os que não se conformam aos seus dogmas. A gente precisa ficar esperto para não embarcar em suas provocações.

Paulo aconselhou ao seu discípulo Timóteo que não entrasse em debates infrutíferos. Seguindo seu conselho, preciso aprender a desdenhar dos que me desafiam para o ringue teológico e escapar das teias montadas pelos que se enxergam escolhidos para protegerem o que julgam ser a Verdade.

Li um texto do moçambicano Mia Couto (Estórias Abensonhadas – Caminho, Portugal, 2002) e ri muito. Parecia que ele conhecia o ambiente fundamentalista que se alastra no Brasil religioso; considerei tão pertinente que transcrevo:

“Uma vez dois palhaços se puseram a discutir. As pessoas paravam, divertidas, a vê-los.

- É o que?, perguntavam.
- Ora, são apenas dois palhaços discutindo.

Quem os podia levar a sério? Ridículos, os dois cômicos ripostavam. Os argumentos eram simples disparates, o tema era uma ninharice. E passou-se um inteiro dia.

Na manhã seguinte, os dois permaneciam, excessivos e excedendo-se. Parecia que, entre eles, se azedava a mandioca.

Na via pública, no entanto, os presentes se alegravam com a mascarada. Os bobos foram agravando insultos, em afiadas e afinadas maldades. Acreditando tratar-se de um espetáculo, os transeuntes deixavam moedinhas no passeio.

No terceiro dia, porém, os palhaços chegavam a vias de fato. As chapadas se desajeitavam, os pontapés zumbiam mais no ar que nos corpos. A miudagem se divertia, imitando os golpes dos saltimbancos. E riam-se dos disparatados, os corpos em si mesmos se tropeçando. E os meninos queriam retribuir a gostosa bondade dos palhaços.

-Pai, me dê as moedinhas para eu deitar no passeio.
No quarto dia, os golpes e murros se agravavam. Por baixo das pinturas, o rosto dos bobos começava a sangrar. Alguns meninos se assustaram. Aquilo era verdadeiro sangue?

-Não é a sério, não se aflijam, sossegaram os pais.
Em falha de trajetória houve quem apanhasse um tabefe sem direção. Mas era coisa ligeira, só servindo para aumentar os risos. Mais e mais gente se ia juntando.

- O que se passa?

Nada. Um ligeiro desajuste de contas. Nem vale a pena separá-los. Eles se cansarão, não passa o caso de uma palhaçada.

No quinto dia, contudo, um dos palhaços se muniu de um pau. E avançando sobre o adversário lhe desfechou um golpe que lhe arrancou a cabeleira postiça. O outro, furioso, se apetrechou de simétrica matraca e respondeu na mesma desmedida.

Os varapaus assobiaram no ar, em tonturas e volteios. Um dos espectadores, inadvertidamente, foi atingido. O homem caiu, esparramorto.

Levantou-se certa confusão. Os ânimos se dividiram. Aos poucos, dois campos de batalha se foram criando. Vários grupos cruzavam pancadarias. Mais uns tantos ficaram caídos.

Entrava-se na segunda semana e os bairros em redor ouviram dizer que uma tonta zaragata se instalara em redor dos dois palhaços. E que a coisa escaramuçara toda a praça. E a vizinhança achou graça.

Alguns foram visitar a praça para confirmar os ditos. Voltavam com contraditórias e acaloradas versões. A vizinhança se foi dividindo, em opostas opiniões. Em alguns bairros se iniciaram conflitos.

No vigésimo dia se começaram a escutar tiros. Ninguém sabia exatamente de onde provinham. Podia ser de qualquer ponto da cidade. Aterrorizados, os habitantes se armaram. Qualquer movimento lhes parecia suspeito. Os disparos se generalizaram.

Corpos de gente morta começaram a se acumular nas ruas. O terror dominava toda cidade. Em breve, começaram os massacres.

No princípio do mês, todos os habitantes da cidade haviam morrido. Todos exceto os dois palhaços. Nessa manhã os cômicos se sentaram cada um em seu canto e se livraram das vestes ridículas. Olharam-se, cansados.

Depois, se levantaram e se abraçaram, rindo-se a bandeiras despregadas. De braço dado, recolheram as moedas nas bermas do passeio. Juntos atravessaram a cidade destruída, cuidando não pisar os cadáveres. E foram à busca de uma outra cidade“.

Gostei deste texto do Mia Couto. E a moral da estória seria: Aqueles que gostam de discutir apenas para ganhar pelejas ou firmar dogmas, acabam se transformando em palhaços. E quando bufões pelejam, muita gente pode morrer.

Assim, reservo-me a só conversar, tecer os mistérios divinos e ser confrontado em ambientes onde existe afeto, compreensão e respeito. Os outros que procurem palhaços para o seu espetáculo macabro!

Soli Deo Gloria.


Ricardo Gondim